Non sempre cambiare equivale a migliorare

ma per migliorare bisogna cambiare.

- Winston Churchill

L’ansia e il suo messaggio

L’ansia è uno stato di allerta, di agitazione dell’organismo di fronte ad un pericolo o la percezione di un pericolo, spesso non sempre chiaro alla persona. Di  per sé l’ansia non ha una valenza negativa se la sua durata è limitata nel tempo e la sua intensità non è elevata. In questo caso l’ansia, anche se percepita come spiacevole dal soggetto, può rivelarsi vantaggiosa, stimolando quei meccanismi fisiologici che sono finalizzati ad affrontare un pericolo fronteggiandolo o fuggendo da esso.

 Chi vive però in uno stato di ansia costante e di intensità elevata, vive in uno stato di profonda sofferenza, le attività quotidiane e le relazioni diventano difficili da gestire e nulla viene vissuto serenamente. L’ansia si presenta in vari disturbi, quelli che per definizione diagnostica vengono definiti  disturbi d’ansia: (Disturbo d’Ansia Generalizzato, Attacco di Panico, Fobia Specifica, Fobia Sociale, Disturbo Post-Traumatico da Stress, Disturbo Acuto da Stress…).

Ansia, angoscia, paura, fobia sono tra loro diversi, ma descrivono espressioni emotive e fisiche simili. Aspetti in comune sono l’incapacità di reagire alle pressioni esterne, di dare voce alla creatività, di usare il proprio potere per prendere decisioni  autonome, con conseguente senso di impotenza rispetto a situazioni lavorative, affettive, relazionali.

In Psicoterapia della Gestalt l’ansia è definita come uno stato di eccitazione senza il sostegno dell’ossigeno, ovvero come un’eccitazione positiva che però non trova sostegno e orientamento, per cui poi è avvertita come sgradevole, angosciante, disorientante.

In terapia dunque l’obiettivo non è tanto quello di placare l’ansia, ma di capirne il senso e darle voce, di capire verso cosa ci vuole portare. Ovviamente ci sono casi in cui l’ansia è davvero invalidante nella vita quotidiana del soggetto o casi in cui il livello d’ansia è talmente elevato che anche il lavoro di psicoterapia sarebbe difficile da sostenere. In queste situazioni il supporto farmacologico potrebbe essere d’aiuto. È importante però sottolineare che un supporto farmacologico isolato da un percorso psicoterapeutico non è risolutivo, perché elimina o riduce il sintomo senza capirne il senso. Ciò vuol dire che nel momento in cui si interrompe la terapia farmacologica, senza avere fatto un lavoro di cambiamento su di sé, il sintomo potrebbe ricomparire anche in altre forme.